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Un gennaio da dimenticare per i retailers italiani.
Il fatturato dei negozi fisici continua a diminuire. Sarà a causa del successo dell’ecommerce?

Correva l’anno 1999 quando Jeff Bezos, fondatore di Amazon, conquistò la sua prima cover del magazine Time, che lo scelse come Person of the Year titolando “E-commerce is changing the way the world shops”. C’è voluto del tempo e 19 anni dopo quella copertina, le modalità di acquisto sono mutate in ogni angolo del mondo e per qualsiasi prodotto.

Ci troviamo quindi ad un punto di svolta: il retail è cambiato, ma non è morto, anzi. Lo stesso dicasi, per inciso, della carta, benché un altro autorevole settimanale, l’Economist, nel 2006, titolasse in copertina “Who killed the newspaper?”.

Non è un caso se proprio Jeff Bezos, nel 2013, acquistò per 250 milioni di dollari il Washington Post, il più importante quotidiano americano insieme al New York Times, potenziandone l’edizione cartacea in parallelo a quella digitale.

Non tutte le rivoluzioni vengono per nuocere, si potrebbe dire: tornando al retail della moda e del lusso, due dati fanno ben sperare.

  • Il primo sono i costi degli affitti per metro quadro nelle strade dello shopping, che non accennano a diminuire, seguendo l’antichissima e mai smentita legge della domanda e offerta. Dall’inizio del 2017, il mercato immobiliare retail in Italia conferma trend in linea con quelli dei suoi competitor mondiali posizionandosi al sesto posto della Top10 delle High Street Mondiali, subito dopo Londra.
    È ciò che emerge dal nuovo Report Retail – High Street 2017-1, realizzato da World Capital in collaborazione con Federazione Moda Italia, Global Blue e Osservatorio Acquisti CartaSi.

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    Il settore retail italiano continua a reagire positivamente agli stimoli del mercato globale segnando un trend in graduale risalita. Tra le location prime italiane, che segnano gli incrementi più significativi, si trovano Milano, Verona, Firenze e Bari, mentre Napoli e Genova rallentano le loro performance. Nella nuova indagine di World Capital, rispetto allo scorso semestre, viene evidenziata la crescita della domanda in alcune delle più importanti High Street Italiane: a Milano in Corso Buenos Aires (+14%), rivalutata nel corso dell’ultimo anno grazie a un maggiore interesse da parte dei brand, in Via Manzoni e in Via Torino (entrambe +11%), a Torino in Via Garibaldi (+11%), a Firenze in Via della Vigna Nuova (+9%), a Genova in Via XX Settembre (+15%). (Fonte Monitor Immobiliare)


  • Il secondo è il Retail Monitor di Exane-Bnp Paribas. Nel 2016, per la prima volta da molti anni, le chiusure di negozi del lusso avevano superato le aperture. Ma nel secondo trimestre del 2017, stando sempre al Retail Monitor, il saldo è tornato positivo per il lusso, con 39 aperture nette. Si può dire che sotto la pressione dell’e-commerce, i negozi monomarca e multimarca, i department store e ogni altra forma di retail fisico hanno reagito puntando su tutto quello che il digitale, per ora, non può offrire: autentico contatto umano, esperienze visive, tattili, sonore, olfattive e customer centric. È finito il trend dei negozi tutti uguali in ogni strada dello shopping del mondo: pionieri in questo, in Italia, sono stati Dolce&Gabbana a selezionare architetti diversi a seconda della città o Paese di riferimento per le loro boutique.

Grandi marchi come Prada, Miu Miu e Benetton, hanno introdotto elementi modulari, che permettono di rinnovare il look di un negozio senza doverlo chiudere e ricostruirlo completamente. I multimarca sopravvissuti alla rivoluzione di internet hanno imparato ad essere anche e-tailers e, nel negozio fisico, puntano su servizi sempre più personalizzati.

È seguito poi l’avvento della multicanalità, che analizzata appare un mero tecnicismo: tutti si aspettano, ormai, di poter ordinare online e ritirare o rendere in negozio oppure di ordinare in negozio attraverso un pc interno direttamente dall’e-shop del brand se il prodotto che si cerca non è disponibile in quel momento. L’evoluzione successiva ha condotto all’omnicanalità che è tuttora in divenire e lontana dall’essere completamente attuata dai vari brand. Lo scenario è diventato sempre più complesso. Le sorprese sono e devono essere altre. Siamo animali sociali e nulla potrà eguagliare una shopping experience fisica.

Nonostante ciò i fatturati del retails fisici continuano a calare.

Quali sono le leve su cui i retailers possono lavorare per fermare il declino?

Ecco alcuni fattori chiave:

> Omnicanalità (leggi qui per approfondire)

> Formazione del personale per regalare customer experience uniche ed eccezionali

> Reputazione online (ne abbiamo parlato qui)

> Integrazione online offline

> Gestione dei social

retail digitale innovazione